Regione Toscana
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Con 19 voti favorevoli (Fratelli d'Italia, Pistoia Concreta, Forza Italia - Centristi per l'Europa, Lega e Amo Pistoia), 3 contrari (Pistoia Sorride, Movimento 5 stelle e Pistoia Spirito libero) e 5 astenuti (Pd e Gruppo indipendente) il consiglio comunale di ieri, lunedì 22 luglio, ha approvato il nuovo regolamento per la gestione del patrimonio immobiliare.
Il nuovo regolamento, suddiviso in 58 articoli, «disciplina l'amministrazione e la gestione dei beni immobili di proprietà del Comune nel rispetto dei principi di economicità di gestione, di efficienza, di produttività, di redditività, di trasparenza e di razionalizzazione delle risorse, nonché delle dismissioni e le alienazioni dei suddetti beni», recita l'articolo 1 sui principi generali.
Le tipologie di beni sono demaniali, patrimoniali indisponibili e patrimoniali disponibili. Nel nuovo regolamento è presente anche una parte dedicata alle alienazioni che va a sostituire l'attuale regolamento sulle alienazione del patrimonio di proprietà del Comune, in vigore dal 16 febbraio 1998.
Il provvedimento è stato presentato in aula dall'assessore al patrimonio Margherita Semplici Semplici – che, partendo dall'importante lavoro svolto in commissione 1, ha evidenziato che «la giunta ha accolto tutte le proposte migliorative dei consiglieri presentate durante le 5 commissioni, un lavoro che si è svolto in un clima di grande collaborazione. Questo regolamento arriva dopo circa 21 anni dall'approvazione del precedente – che riguardava solo le alienazioni ed era formato da 8 articoli. Lo scopo principale è stato quello di inserire nello stesso strumento normativo tutto quello che riguarda la gestione del patrimonio, non solo, quindi, le alienazioni ma tutte le altre questioni legate al patrimonio pubblico che deve individuare forme idonee per essere gestito direttamente dal Comune oppure dal concorso di terzi».
Numerose le novità introdotte con il nuovo regolamento per la gestione del patrimonio immobiliare tra le quali, ha detto Semplici - «il coinvolgimento di terzi, in particolare quelli che appartengono alle categorie del privato sociale e svolgono determinate finalità: laddove si assumono responsabilità di gestire beni pubblici devono avere una agevolazione. Un altro elemento di particolare rilievo riguarda la dismissione dei beni: viene concesso un diritto di prelazione a coloro che a qualsiasi titolo si trovano della disponibilità di beni pubblici in caso di messa in vendita dei medesimi. Il regolamento cerca, inoltre, di agevolare le alienazioni così da poter impiegare le risorse ricavate dalla dismissione degli immobili non strategici in spesa in conto capitale per la realizzazione di nuove infrastrutture pubbliche e per la manutenzione del patrimonio esistente».
Per il capogruppo del Movimento 5 stelle Nicola Maglione «il regolamento necessario alla gestione del patrimonio, sia per le alienazioni che per locazione e comodati, grazie ad un buon lavoro in commissione è stato affinato. Avremmo votato quindi favorevolmente alla sua approvazione se non che, due ulteriori emendamenti presentati insieme ad altri gruppi di minoranza e ritenuti centrali, non sono stati accolti. Col primo si chiedeva di abbassare il limite delle concessioni da 30 a 15 anni, per evitare una sorta di "privatizzazione" e di abdicare - sine die - alla gestione dei propri beni privandosi anche della loro redditività, come è avvenuto con la concessione data alla Misericordia e con la quale l'amministrazione Tomasi ha scelto di rinunciare all'edilizia cimiteriale ed ai suoi enormi ricavi. Il secondo – ha proseguito Maglione - mirava ad escludere dai canoni agevolati (fino al 90%), partiti politici, sindacati ed associazioni di categoria (che godono già di sostegni, anche pubblici) e lasciare questa agevolazione solo per gli enti del terzo settore (i quali hanno esclusivamente finalità sociali e solidaristiche). Vedremo così sedi di sindacati, o più probabilmente di partiti, che pagheranno cifre irrisorie per beni pubblici a discapito di chi svolge attività altamente meritorie e rivolte ai più disagiati».
Nel suo intervento il capogruppo di Fratelli d'Italia Lorenzo Galligani ha evidenziato che «il lavoro degli uffici, dell’amministrazione e della commissione va a colmare un vuoto normativo che permaneva dal 1998 e cui tutti i precedenti amministratori avevano programmato di ovviare. Questo intervento, oltre a modernizzare la macchina amministrativa, punta ad assecondare, ovviamente nel rispetto della normativa vigente, una prassi che appare sempre più rilevante: la collaborazione tra il settore pubblico e quello privato. Il nostro gruppo di Fratelli d’Italia – ha concluso Galligani - è più volte intervenuto durante il lavoro di commissione, per eliminare alcune formulazioni che parevano antiquate e dirigiste e dare al testo un’impostazione più attenta alle necessità dei cittadini e rispettosa dell’istituzione del Consiglio Comunale».